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Il nuovo effetto Sputnik

Dalla corsa allo spazio a quella per la supremazia tecnologica: perché l’open source in Cina non è solo condivisione, ma una strategia di potere.

Il 4 ottobre del 1957 dal cosmodromo di Bajkonur partì la prima sonda artificiale messa in orbita dall’uomo: si trattava del famoso Sputnik. Fu un colpo ferale per l’orgoglio degli Stati Uniti che avevano vinto la Seconda guerra mondiale condividendo l’obiettivo di battere il nazismo proprio con l’Unione Sovietica. La tecnologia dell’Urss stava battendo quella americana? E questo significava che anche i cervelli sovietici stavano battendo quelli Usa? Venne battezzato Effetto Sputnik, il cui significato è però positivo perché rappresentò prima la presa di coscienza e poi lo scatto di orgoglio da parte dell’America: le iscrizioni alle facoltà scientifiche e tecnologiche aumentarono. Fu una sorta di chiamata alle armi intellettuale, in effetti. Letteralmente. Oggi l’Effetto Sputnik è tornato in auge per cercare di comprendere cosa sta accadendo non più in termini di corsa allo spazio, ma di competizione sull’Intelligenza artificiale. Da una parte ci sono sempre gli Usa. Dall’altra la Cina. Quello che non si ricorda dell’effetto Sputnik è che non fu un colpo di reni spontaneo, ma il risultato di una precisa politica dell’educazione e di qualche intelligente azione di marketing politico. Nelle tre legislazioni precedenti al 1957 il Senato americano aveva fatto passare una legge per finanziare l’educazione ma la Camera aveva sempre bloccato le proposte. Proprio il 4 ottobre del 1957 il capo della Commissione sull’educazione al Senato, Stewart McClure, spedì una nota al presidente della commissione al Lavoro, Joseph Lister Hill (storico rappresentante democratico dell’Alabama sia prima che dopo la guerra) per fargli notare che se avessero messo la parola “Difesa” accanto ai fondi forse l’atteggiamento della Camera sarebbe cambiato. Fu così che vide la luce nel 1958 il National Defence Education Act. È considerata una delle politiche sull’educazione di maggior successo nella storia a stelle e strisce: nel 1960 gli studenti nei college salirono a 3,6 milioni. Nel 1970 a 7,5 milioni. E molti di questi, secondo gli archivi del congresso americano, poterono accedere all’università solo grazie ai fondi NDEA.

Tutto grazie a una semplice ma potente intuizione linguistica: potenza di una parola usata bene (o male), un po’ come nel film Arrival (di Denis Villeneuve, il regista di Blade Runner 2049 e dei due capitoli di Dune) dove gli alieni usano per errore la frase “usare arma” scatenando quasi una guerra tra mondi, laddove invece per “arma” intendevano le “informazioni” (alla fine riescono a farsi capire). Una rielaborazione di un passaggio chiave de Il Conte di Montecristo dove Alexandre Dumas, nel descrivere le nuove tecnologie di comunicazione, fa dire a uno dei suoi personaggi che un uomo con il telegrafo sarebbe stato più pericoloso di Napoleone con la sua spada.

Questo è il passaggio chiave che per ora non si vede nella nuova geopolitica dell’AI. La recente decisione di Baidu di rendere open source il proprio chatbot “Ernie Bot” – seguendo le orme di DeepMind e della sua AlphaFold – segna l’inizio di una nuova fase nella corsa alla supremazia tecnologica. Questa mossa non è soltanto tecnica, ma profondamente strategica. L’open source, in questo contesto, non è sinonimo di trasparenza altruistica, ma di potere. Rilasciare il codice di un sistema avanzato di intelligenza artificiale consente di attrarre comunità di sviluppatori, influenzare standard globali e consolidare la leadership tecnologica in un settore che sta ridefinendo la struttura economica e militare del XXI secolo. La scelta di Pechino, dunque, è parte di una strategia più ampia: quella di erodere il dominio statunitense sull’ecosistema IA, proponendosi come alternativa credibile e – soprattutto – indipendente dal paradigma occidentale.

Gli Stati Uniti, dal canto loro, mantengono ancora un notevole vantaggio sul piano dell’innovazione e delle risorse. Le principali aziende di AI – da OpenAI a Google, da Meta a NVIDIA, senza tralasciare il recente interesse di Amazon per la società dei fratelli Amodei, Anthropic – sono basate negli USA e beneficiano di un ambiente dinamico, supportato da investimenti pubblici e privati senza precedenti. Tuttavia, Washington è consapevole che la Cina sta colmando rapidamente il divario, sfruttando un modello di sviluppo centralizzato e sostenuto da ingenti fondi statali, una grande disponibilità di dati e un vasto bacino di talenti altamente qualificati. Insomma, per ora, il vero effetto Sputnik c’è stato, ma in Cina.

 

Categoria: Tecnologia
Titolo: Il nuovo effetto Sputnik: la sfida tra Usa e Cina sull’Intelligenza artificiale
Autore: Massimo Sideri