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La fuga da Net Zero

Tra disimpegno finanziario e crisi politica, la transizione energetica vacilla. L’innovazione tecnologica può ancora salvare la lotta al cambiamento climatico?

La prima conferenza sul clima delle Nazioni Unite si è tenuta 30 anni fa. Da allora, ogni anno (tranne il 2020), gli stati membri si incontrano alla Conferenza delle Parti (COP) per valutare lo stato della lotta al cambiamento climatico. Questi incontri servono come forum per definire la politica globale, consentendo ai rappresentanti di diversi Paesi di affrontare congiuntamente la riduzione delle emissioni di gas serra e discutere strategie di governance climatica, decarbonizzazione e transizione verso fonti energetiche sostenibili.

Tra i principali incontri vi sono la conferenza di Kyoto del 1997 (COP 3) in cui è stato siglato il patto per limitare le emissioni di gas serra e quella di Parigi del 2015 (COP 21) in cui è stato adottato l’accordo globale sul clima. Quest’ultimo, sottoscritto da 195 Paesi, prevede di contenere l'aumento della temperatura terrestre entro i 2°C rispetto ai livelli preindustriali (preferibilmente entro 1,5°C) e di raggiungere emissioni nette zero entro la metà del secolo, in linea con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG) delle Nazioni Unite.

Nel 2021, alla COP di Glasgow, le istituzioni finanziarie sono state mobilitate per sostenere la decarbonizzazione attraverso la creazione della Glasgow Financial Alliance for Net Zero (GFANZ). Centinaia di banche, investitori e assicurazioni hanno aderito all'iniziativa, riconoscendo l’importanza del settore privato nel finanziamento della transizione energetica.

Tuttavia, l'entusiasmo iniziale sembra di recente essersi spento. Le sei principali banche statunitensi, seguite da quelle canadesi, hanno annunciato la loro uscita dall’alleanza, così come alcuni dei maggiori gestori di fondi, tra cui BlackRock, fino a poco tempo fa un simbolo della finanza sostenibile.

Questa decisione sorprende ancor di più considerando che il 2024 è stato l’anno più caldo mai registrato, con il superamento ufficiale del target di 1,5°C e che ha visto un susseguirsi di disastri climatici devastanti.

Uno dei principali fattori di questo indietreggiamento è il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca. La sua amministrazione ha annunciato che darà priorità ai combustibili fossili, promuovendo un'agenda basata sullo sfruttamento delle risorse energetiche tradizionali ("drill baby drill") e l’abbandono degli accordi sul clima. Inoltre, diversi stati a guida repubblicana hanno avviato una vera e propria crociata contro gli investimenti ESG (ambientali, sociali e di governance), accusandoli di minare i principi del libero mercato e di aumentare i costi energetici per i consumatori. In questo contesto politico fortemente polarizzato, sono stati introdotti provvedimenti legislativi e azioni legali per limitare l’uso dei criteri ESG negli investimenti pubblici. Le banche e i gestori finanziari, temendo ripercussioni legali e reputazionali, hanno preferito disimpegnarsi dalle iniziative Net Zero.

Ma oltre alla pressione politica, c’è stata una presa di coscienza sullo stato della transizione energetica. Nonostante gli impegni assunti, le emissioni di gas serra continuano a crescere, l’energia fossile rappresenta ancora circa l’80% della domanda globale e l’elettrificazione degli usi finali avanza lentamente. Inoltre, il settore delle energie rinnovabili ha mostrato rendimenti inferiori rispetto a quello fossile, determinando un deflusso dagli investimenti ESG e un calo delle quotazioni dei fondi verdi (ETF green).

Nonostante il rischio esistenziale posto dal cambiamento climatico, la lotta per la sostenibilità si trova quindi in una fase critica. La collaborazione globale sarebbe essenziale per affrontare questa sfida, ma il multilateralismo è sempre più fragile.

L’efficientamento tecnologico è promettente. Negli ultimi dieci anni, il costo dell’energia solare è diminuito del 90%, e si prevede che nel giro di pochi anni le auto elettriche diventeranno più economiche di quelle a combustione. Anche i reattori nucleari modulari offrono prospettive interessanti, mentre il fotovoltaico è in una fase di crescita esponenziale.

Ma la vera speranza viene dalle nuove tecnologie. L’intelligenza artificiale (AI) permetterà di analizzare grandi quantità di dati e i suoi modelli predittivi scopriranno opportunità e inefficienze. L’avvento di tecnologie di AI più leggere dovrebbe peraltro renderla meno energivora. La Blockchain garantirà trasparenza nelle filiere produttive e negli investimenti sostenibili. L’Internet delle Cose (IOT), fornirà dati in tempo reale su emissioni, consumo di risorse e produzione di rifiuti.

Se queste innovazioni continueranno a svilupparsi rapidamente, potranno dare nuovo slancio alla lotta contro il cambiamento climatico, compensando almeno in parte il disimpegno della finanza tradizionale.

Categoria: Scenario
Titolo: La fuga da Net Zero
Autore: Dante Roscini