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L’Europa e la sfida globale

Il divario economico tra Stati Uniti ed Europa non accenna a diminuire. Alla base, differenze strutturali tra i due attori.

Il recente rapporto di Mario Draghi, commissionato dall’Unione Europea, è un forte monito: senza un cambio radicale nella politica industriale e un uso strategico del debito comune, l ’Europa rischia di perdere la competizione globale. La divergenza economica tra Stati Uniti ed Europa è aumentata nel tempo, con i primi nettamente in vantaggio per crescita, produttività e innovazione. Tra il 2010 e il 2023, l’economia statunitense è cresciuta del 34 per cento, contro il 18 dell’Eurozona. Nel 1990, il PIL pro capite degli Stati Uniti era superiore a quello dell’Eurozona del 16 per cento; oggi il distacco è più che raddoppiato, superando il 30 per cento.

Uno dei fattori principali di questa differenza è la produttività del lavoro: negli Stati Uniti, tra il 2010 e il 2023, è aumentata del 22 per cento, contro una crescita di soli cinque punti percentuali nell’Eurozona, grazie soprattutto a una maggiore adozione delle tecnologie digitali. Questa disparità riflette le profonde differenze strutturali negli ecosistemi dell'innovazione: gli Stati Uniti investono il 5 per cento del loro PIL in nuove tecnologie, rispetto al 2,8 per cento dell’Eurozona. Inoltre, le università americane dominano le classifiche mondiali: 36 delle prime 100 si trovano negli Stati Uniti, mentre l’Eurozona ne conta solo 19. Giganti tecnologici come Nvidia, che ha superato i mille miliardi di dollari di valutazione, si sono sviluppati negli USA, mentre l’Europa non ha fondato una sola azienda che abbia raggiunto i 100 miliardi di euro negli ultimi 50 anni. La rivoluzione dell’intelligenza artificiale nasce in America.

Anche i costi energetici giocano un ruolo cruciale. Grazie alla rivoluzione dello shale oil (il petrolio prodotto dai frammenti di rocce bituminose), gli Stati Uniti sono diventati il principale produttore mondiale di petrolio e gas, godendo di prezzi energetici tre o quattro volte più bassi rispetto all ’Europa, colpita duramente dalla perdita del gas russo a basso costo a seguito della guerra in Ucraina. Questa disparità energetica sta già portando alla chiusura di fabbriche in Europa, indebolendone ulteriormente la base industriale.

Un altro fattore determinante della minore competitività dell’Eurozona è l ’accesso ai capitali. I mercati dei capitali degli Stati Uniti sono molto più sviluppati e liquidi, conferendo alle aziende americane un netto vantaggio. In Europa, invece, le imprese spesso dipendono dagli investitori statunitensi per finanziare la propria crescita. I tentativi di creare un mercato dei capitali unico nell ’UE non fanno passi avanti, e gli investimenti privati continuano a ristagnare. Nel 2022 le grandi aziende europee hanno investito il 60 per cento in meno e sono cresciute a un ritmo del 66 per cento rispetto a quelle americane.

La frammentazione delle imprese europee è un ulteriore ostacolo alla competitività globale. Negli Stati Uniti e in Cina un piccolo numero di grandi aziende domina i mercati, mentre in Europa molte piccole imprese competono tra loro, impedendo di raggiungere le economie di scala necessarie. In Europa, per esempio, ci sono 34 grandi reti di telecomunicazioni, rispetto alle tre degli Stati Uniti e alle quattro della Cina.

La questione demografica aggrava ulteriormente il problema. Sebbene anche negli Stati Uniti i tassi di natalità siano in calo, la forza lavoro è sostenuta dai flussi migratori. In Europa, al contrario, una popolazione in diminuzione deve sostenere un numero crescente di pensionati, con un impatto negativo sulla produttività e sulla crescita.

L’Europa continua a eccellere in alcuni ambiti – come la riduzione delle emissioni, la limitazione delle disuguaglianze di reddito e l’espansione della mobilità sociale. Tuttavia, questi successi non sono sufficienti a compensare il ritardo competitivo in settori strategici, come i semiconduttori e i veicoli elettrici. Il divario tra Stati Uniti ed Europa non riguarda solo la ricchezza, ma anche le politiche economiche e le ambizioni globali. La crescente dipendenza dell ’Europa dagli Stati Uniti per tecnologia, energia, capitali e protezione militare mina la capacità del nostro continente di raggiungere una vera autonomia strategica.

Se l’Europa vuole mantenere il proprio tenore di vita e restare competitiva in un mondo in rapido cambiamento, deve attuare riforme significative. Draghi sottolinea la necessità di aumentare drasticamente la spesa pubblica e privata, soprattutto nelle tecnologie digitali e nell’energia verde, proponendo un incremento annuo di 800 miliardi di euro. Tuttavia, la frammentazione politica dell’Europa e la riluttanza di alcuni Stati membri a cedere poteri a Bruxelles ostacolano i progressi necessari.

Serve una maggiore consapevolezza da parte dei cittadini europei, che si traduca in una volontà politica capace di attuare questi cambiamenti. Senza un impegno deciso, l ’Europa rischia di essere un follower, anziché un leader, nell’economia globale.

Categoria: Scenario
Titolo: L’Europa e la sfida globale
Autore: Dante Roscini