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Energia per l’IA

In termini energetici, l’IA è dispendiosa: le big tech stanno correndo ai ripari, come testimonia l’esempio di Microsoft.

Per capire cosa rappresenti l’impianto nucleare di Three Mile Island nella cultura popolare americana bisogna spulciare nella filmografia: nella nota serie degli X-Men, la centrale compare come prigione dei mutanti negli anni Settanta – una collocazione temporale non casuale – nell’episodio sulle origini di Wolverine del 2009. L’impianto nel film esplode in seguito alla battaglia per la fuga. Nel 2020 Netflix aveva perfino prodotto una serie sulla stessa centrale. Ma c’è di più: il 15 marzo 1979 nelle sale cinematografiche statunitensi usciva una pellicola con Jane Fonda, The China Syndrome, la cui trama ruotava intorno a incidenti nucleari tenuti nascosti dalle autorità. Nel film uno dei protagonisti diceva che un’area della Pennsylvania poteva diventare inadatta alla vita, per le conseguenze dei radionuclidi liberati dall’esplosione. La stessa Fonda divenne un’attivista contro l’utilizzo della fissione nucleare civile dopo aver interpretato questo ruolo. Three Mile Island si trova in Pennsylvania e il 28 marzo del 1979 (non è un errore: meno di due settimane dopo l’uscita del film) gli Stati Uniti dovettero affrontare qui il peggior incidente nucleare civile della propria storia. Three Mile è la Chernobyl USA. Ancora oggi si combatte per la bonifica dell’area. E nel 1979 partirono da qui i dibattiti sulla sicurezza degli impianti. Per noi europei tutto ciò è stato spazzato via dall’esplosione dell’impianto della centrale nucleare nell’allora Repubblica Socialistica Sovietica Ucraina nel 1986, non solo più disastroso ma anche più vicino alla trama del film: l’incidente – come ricorda chi lo ha vissuto – venne negato inizialmente dall’Unione Sovietica e venne svelato solo grazie al rilevamento di nubi radioattive da parte di una centralina scandinava.

La breve introduzione è necessaria per capire l’impatto della seguente notizia: Microsoft ha appena siglato un contratto con Constellation Energy, l’attuale compagnia proprietaria, per riaprire Three Mile. Ci vorranno anni solo per la riattivazione (si parla del 2028). Tutta l’energia prodotta è stata opzionata in esclusiva per l’intelligenza artificiale. Ecco il vero bandolo della matassa: è già cominciata una guerra per accaparrarsi le risorse energetiche necessarie per addestrare gli algoritmi. Per capirne la portata vale riportare tutto al dollaro: ogni “addestramento”, come viene chiamato il percorso di apprendimento iniziale di un algoritmo probabilistico basato su enormi masse di dati, costa alle big tech (e anche a quelle per ora medium, ma destinate a diventare big, come OpenAI, la madre di Chat GPT) 100 milioni di dollari di energia. Questi addestramenti vanno ripetuti per ogni release del software e, anzi, aumentano di costo proporzionalmente ai parametri  e ai dati usati. Tutto questo, inoltre, va considerato al netto del costo di gestione dei cloud che devono rispondere, di volta in volta, alle nostre domande (si stima che un singolo quesito posto all’intelligenza artificiale generativa richieda cinque volte l’acqua necessaria di una classica, quasi obsoleta, domanda a Google). Risorse: acqua ed energia. Altro che intelligenza. È questo il vero conflitto che potrebbe venire a realizzarsi tra sapiens e macchine, ovvero la capacità dell’industria dell’IA di trovare un modello di business capace di sostenere questi enormi costi sociali e ambientali.

La Pennsylvania è lo stato chiave delle prossime presidenziali statunitensi. Per ora Three Mile e l’IA non sono entrate nelle dispute verbali tra Donald Trump e Kamala Harris. Ma non è detto che per i cittadini dello stato di Penn la notizia non conti.

Categoria: Tecnologia
Titolo: Energia per l’IA
Autore: Massimo Sideri