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Il turismo iperlocale

Nel 2018 la World Tourism Organization (UNWTO), l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa del coordinamento delle politiche turistiche, coniò una definizione che, di lì a qualche anno, avrebbe trovato uno spazio sempre più considerevole nella letteratura scientifica e nelle pagine dei principali quotidiani internazionali: quella di overtourism. Attraverso la creazione di questo termine, gli esperti della UNWTO tentarono di colmare un vuoto concettuale e semantico: ai tempi, infatti, nel linguaggio comune non esisteva ancora una parola utile a definire i contorni di quel vistoso assedio economico e sociale che stava prendendo sempre più piede in diverse città europee, come per esempio Venezia, Madrid, Amsterdam e Barcellona, in cui flussi incontrollati di turisti stavano iniziando a riversarsi nei centri storici, spersonalizzandoli e creando non pochi disagi alla popolazione locale.

Negli ultimi anni i turisti hanno acquisito una maggiore consapevolezza di queste problematiche, sperimentando pratiche di viaggio diverse, più ricercate e responsabili. In parallelo hanno iniziato a sviluppare un certo interesse per mete insolite e poco battute dalle guide turistiche, al riparo dal caos e dal costante sovraccarico a cui, da tempi non sospetti, sono sottoposte la maggior parte delle capitali mondiali.

Questo nuovo concetto di vacanza è stato definito “turismo iperlocale”, ossia una modalità di viaggio la cui conditio sine qua non è rappresentata dall’accettazione di un approccio consacrato alla lentezza, all’esplorazione consapevole dei luoghi e alla contaminazione con usi e costumi profondamente diversi dai propri: si tratta di viaggi che provano a recuperare una dimensione un po’ ancestrale, in cui la maggior parte del tempo viene riversata nell’approfondimento delle peculiarità culturali, sociali e gastronomiche dei luoghi di destinazione.

Una delle mete preferite del turismo iperlocale è la Sicilia: secondo i dati di Confcommercio, nei primi otto mesi del 2023 gli arrivi di turisti nella regione sono aumentati del 57% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. I turisti amano visitare posti originali e inconsueti, come ad esempio Siculiana, un borgo di poco più di 4.000 abitanti in provincia di Agrigento, sovrastato da un castello risalente al tredicesimo secolo attorno e circondato da un paesaggio molto suggestivo, caratterizzato da spiagge dorate e falesie calcaree. Anche l’entroterra della regione, che negli scorsi anni era stato preso poco in considerazione come meta per le vacanze, sta richiamando un numero sempre più consistente di visitatori. Un esempio di questa tendenza è Centuripe, in provincia di Enna, una piccola perla archeologica: il luogo che meglio di ogni altro racconta il suo passato è il museo archeologico locale, ricco di reperti e capolavori d’arte antica, in particolare busti e vasi.

Un’altra caratteristica del turismo iperlocale è la ricerca di una cucina più autentica e tradizionale negli ingredienti e nelle porzioni, da consumare in un’atmosfera rilassata e accogliente: per esempio, uno dei piatti tipici che è possibile gustare nei ristoranti di Centuripe è il cacio all’argenteria, un antipasto tipico delle Madonie, preparato con formaggio fresco e contornato da ingredienti reperibili sul posto: aglio, olio extravergine d’oliva, sale, pepe, origano e aceto di vino.

Fuori dai nostri confini, una delle destinazioni più apprezzate dai sostenitori del turismo iperlocale è l’Alentejo, una vastissima e poco popolata regione del Portogallo. Il capoluogo della regione, Évora, è una delle città medievali meglio conservate del paese: dal 1986 è entrata a far parte del patrimonio UNESCO e lo scorso anno è stata scelta come Capitale Europea della Cultura per il 2027, insieme alla città lettone di Liepāja. Évora è una città piccola e accogliente, dove la vita procede lentamente e senza troppi affanni: è circondata da cinte murarie edificate all’inizio del quattordicesimo secolo che celano edifici e luoghi di interesse appartenenti ai più svariati stili architettonici, dal gotico, al rinascimentale, dal manuelino al neoclassico, dal manieristico al barocco. Anche le pietanze tipiche dell’Alentejo riflettono uno stile di vita flemmatico e bucolico: il pane, la carne di maiale e l’olio d’oliva sono gli alimenti base di una delle cucine più saporite del Portogallo, che conquista sempre più appassionati grazie alla delicata combinazione di erbe aromatiche disponibili in grande quantità, come il coriandolo, il prezzemolo, il rosmarino, l’origano e la mentuccia.

L’interesse nei confronti del turismo iperlocale è in crescita da qualche anno, e secondo diversi addetti ai lavori sarà una delle tendenze del 2024. Probabilmente, questo approccio riscuote successo anche perché funzionale alle esigenze di una nuova generazione di turisti, più giovane e cosmopolita, attenta a temi come la sostenibilità e il rispetto dell’ambiente, che ricerca un rapporto più stretto con i territori e le persone che li abitano. Privilegiare una prospettiva iperlocale rappresenta un’occasione per l’industria turistica, per bilanciare gli interessi dei visitatori e delle comunità locali, offrendo ai primi esperienze autentiche, distintive e difficilmente ripetibili e alle seconde un modello di sviluppo sostenibile, in grado di offrire opportunità alle generazioni future.

Categoria: Viaggi
Titolo: Il turismo iperlocale
Autore: Giuseppe Luca Scaffidi