Globalizzazione: che futuro?
Nel complesso arazzo della storia, pochi fenomeni hanno avuto un impatto così marcato e pervasivo come la crescente interconnessione e interdipendenza delle nazioni attraverso scambi economici, tecnologici, culturali e politici.
Le origini della globalizzazione risalgono a tempi remoti, a quando le civiltà iniziarono a impegnarsi in commerci e scambi culturali su vasta scala. La Via della Seta è un classico esempio di condotto per merci e idee tra Oriente e Occidente. Tuttavia, fu nel XV e XVI secolo che il fenomeno assunse una forma più strutturata. Esploratori e mercanti europei, spinti dalla ricerca di nuove risorse e rotte commerciali, gettarono le basi di una vasta rete che integrava terre lontane in un sistema economico coeso. Quest'epoca spianò la strada all'avvento del colonialismo, in cui le potenze europee stabilirono insediamenti in Africa, Asia e Americhe con un profondo impatto culturale e politico sulle regioni occupate.
Con la Rivoluzione industriale del XIX secolo, caratterizzata da significative innovazioni nei trasporti e nelle comunicazioni, la globalizzazione conobbe un'ulteriore accelerazione. Progressi tecnologici, come la locomotiva a vapore e il telegrafo, ridussero drasticamente costi e tempi di circolazione di beni, servizi e idee, portando l’integrazione internazionale a un livello senza precedenti.
Nel XX secolo, dopo i due conflitti mondiali che la hanno temporaneamente ostacolata, la globalizzazione si è rafforzata nel secondo dopoguerra, grazie anche alla creazione di organizzazioni sovranazionali quali le Nazioni Unite, Banca Mondiale e FMI miranti a promuovere la cooperazione e la stabilità economica. E l'ascesa delle multinazionali, nel corso della seconda metà del ‘900, è chiara testimonianza della crescente liberalizzazione del commercio e degli investimenti oltre confine.
L'adesione della Cina all'Organizzazione Mondiale del Commercio nel 2001 ha segnato l'inizio di quella che è stata definita iperglobalizzazione. La ricerca di minori costi del lavoro ha incoraggiato lo spostamento di molte produzioni manifatturiere nella Repubblica Popolare Cinese con una fortissima accelerazione degli scambi commerciali. Ciò ha favorito la nascita di una superpotenza, pur disattendendo la speranza dell’Occidente che una maggiore integrazione della Cina nell’economia del mondo l’avrebbe portata a adottare valori democratici.
L'avvento di Internet e i progressi nella tecnologia digitale hanno dato il via a una nuova era di interconnessione tra le nazioni. Informazioni e capitali che circolano più’ o meno liberamente in tempo reale, hanno creato una complessa trama di reti socioeconomiche sempre più integrate.
Tuttavia, paradossalmente, l'espansione della globalizzazione ne ha anche messo in luce i limiti. Sono infatti aumentate le critiche riguardo la ridistribuzione della ricchezza e le disuguaglianze economiche tra le nazioni. La sostenibilità ambientale è emersa come una questione urgente, mettendo in discussione la viabilità a lungo termine delle pratiche economiche e commerciali attuali. A ciò si sono aggiunti timori di carattere culturale, come la perdita di tradizioni e identità locali di fronte ad una cultura mondialista dominante ed uniformante.
La crisi finanziaria del 2008 e la pandemia hanno fatto nascere la consapevolezza che le catene di approvvigionamento debbono essere resilienti oltre che efficienti e portato a una battuta d’arresto nella crescita della globalizzazione rendendo la sua traiettoria futura incerta.
L'ascesa di politiche nazionalistiche e protezionistiche e la loro sfida ai principi del libero scambio, è uno dei principali ostacoli alla continua crescita della globalizzazione. L’offshoring selvaggio che ha per anni privilegiato i vantaggi economici dell’integrazione chiudendo un occhio sulle differenze ideologiche dei paesi coinvolti – è oggetto di forte ripensamento. Molte produzioni di beni “strategici” si stanno rilocalizzando all’interno dei confini nazionali (reshoring) o di quelli di nazioni alleate (friendshoring).
Le recenti tensioni politiche tra superpotenze e i conflitti in Ucraina e in Medio Oriente hanno acuito il problema. È infatti proprio per via della forte interdipendenza economica che conflitti considerati di carattere locale hanno in realtà ripercussioni molto più ampie. Le sanzioni economiche contro la Russia, le tensioni tra Cina e Taiwan e gli attacchi degli Houthi nel Mar Rosso, per citare qualche esempio, hanno effetti a catena nell’approvvigionamento delle fonti energetiche e nelle supply chain, con conseguenti aumenti dei prezzi di trasporto delle merci e giustificati timori inflazionistici.
Altre possenti forze contribuiranno a plasmare il cammino della globalizzazione. Innovazioni tecnologiche come l'intelligenza artificiale, la blockchain e la nascente economia digitale porteranno a una ridefinizione delle strutture portanti del commercio mondiale con la promessa di creare sistemi più efficienti e inclusivi. La crescente presa di coscienza della necessità di un modello economico più equilibrato e socialmente responsabile e dell’importanza della sostenibilità ambientale e del cambiamento climatico ha il potenziale di portare a nuove forme di collaborazione tra i popoli.
Pertanto, il futuro della globalizzazione è intrinsecamente connesso a una serie di sfide complesse di natura geopolitica, sociale e tecnologica. Il dubbio è se, nella trasformazione dell’ordine mondiale che stiamo vivendo, vi saranno leader politici con la volontà e chiaroveggenza necessarie per promuovere il dialogo e la cooperazione internazionale ed evitare una frammentazione in cui blocchi regionali e accordi bilaterali rischiano di prendere il sopravvento sui principi multilaterali che hanno retto le relazioni e il commercio tra gli stati dal dopoguerra ad oggi.
Categoria: Scenario
Titolo: Globalizzazione: che futuro?
Autore: Dante Roscini