Valencia, città verde d’Europa
Presenza imponente di aree verdi, utilizzo di fonti di energia rinnovabili, attenzione alla mobilità sostenibile e incentivi per le coltivazioni a chilometro zero: questi i motivi alla base della nomina di Valencia a Città verde europea per il 2024.
A gennaio Valencia è diventata ufficialmente la Città verde europea 2024. Il titolo è stato istituito nel 2010 dalla Commissione Europea nell’ottica di stimolare una sana competizione tra le città comunitarie nell’elaborazione di strategie volte a incentivare l’utilizzo di energie rinnovabili, preservare la natura e migliorare il benessere dei cittadini. La città spagnola era stata insignita del riconoscimento due anni fa, durante una cerimonia di premiazione svoltasi a Grenoble, in Francia – «Ora abbiamo l’impegno di lavorare con altre città europee per creare un’Europa più verde» aveva dichiarato in quell’occasione l’allora sindaco Joan Ribó.
Uno dei motivi che hanno portato alla nomina di Valencia è il gran numero di aree verdi presenti nella città, che allo stato attuale ospita più di due milioni di metri quadrati di giardini. Come ha evidenziato la stessa Commissione Europea, i parchi di Valencia sono diventati uno degli elementi più caratteristici dello scenario della città: allo stato attuale, il 97 per cento degli abitanti della città vive a meno di 300 metri da un’area verde urbana. Il più iconico e radicato nell’immaginario collettivo è il Giardino del Túria, un parco di 120 ettari che, tra le altre cose, ospita la Città delle Arti e delle Scienze, il capolavoro futuristico dell’architetto valenciano Santiago Calatrava, oggi una delle maggiori attrazioni della città. Il Giardino è lungo circa nove chilometri e fu realizzato nel 1986 all’interno dell’antico alveo del fiume Túria, anche grazie a una protesta pubblica coraggiosa e partecipata: nei piani iniziali, infatti, l’alveo avrebbe dovuto fare spazio a un’autostrada.
Il polmone verde di Valencia, e più in generale della Comunità Autonoma Valenciana, è però il Parco Nazionale dell’Albufera, un’immensa area lagunare che si trova a soli dieci chilometri dal centro cittadino: si raggiunge comodamente in autobus e negli anni è diventata una delle principali attrazioni della città anche per via del caratteristico lago d’acqua dolce ospitato al suo interno, separato dal mare grazie a una stretta striscia di sabbia chiamata Dehesa del Saler. L’Albufera svolge una funzione di tutela della biodiversità essenziale ed è spesso descritta come una sorta di paradiso per gli appassionati di birdwatching: è infatti visitata annualmente da centinaia di specie diverse di uccelli, compresi i fenicotteri. Uno degli obiettivi più ambiziosi che l’amministrazione valenciana spera di raggiungere sfruttando il titolo di Città verde europea è quello di trasformare l’Albufera in una “riserva della biosfera”, una qualifica internazionale che l’UNESCO assegna a quei territori che hanno saputo gestire in modo equilibrato il rapporto tra uomo e ambiente e che, per il futuro, si impegnano nella direzione dello sviluppo sostenibile con il pieno coinvolgimento delle comunità locali.
Anche l’utilizzo virtuoso e innovativo delle energie rinnovabili rientra tra le ragioni che hanno indotto la Commissione Europea a premiare Valencia con il titolo di città più sostenibile del Vecchio Continente per il 2024. Perseguendo l’obiettivo di diventare una città carbon neutral (ossia azzerare le emissioni nette di anidride carbonica) entro il 2030, negli ultimi anni le amministrazioni hanno compiuto degli investimenti piuttosto consistenti sul fronte delle rinnovabili. I risultati più concreti sono stati raggiunti nel distretto di Cabanyal, storica sede della comunità di pescatori locale: nei 3.500 metri quadrati che compongono l’area del mercato municipale di Cabanyal, per esempio, l’aria condizionata viene fornita esclusivamente da un sistema di pannelli solari. A pochi chilometri di distanza, a Las Navas, è stato creato il primo impianto solare socializzato, finanziato per l’80 per cento dalle tasse pagate dai residenti.
L’amministrazione ha anche incentivato la mobilità sostenibile, da un lato attraverso la costruzione di una rete di piste ciclabili imponente (che oggi si estende per più di 150 chilometri), dall’altro pedonalizzando alcune piazze cittadine parecchio frequentate, come quelle dell’Ayuntamiento, de la Reina e del Mercado-Brujas, operazioni che hanno consentito di sottrarre al traffico circa 150mila metri quadrati di spazio pubblico.
Valencia si è dimostrata parecchio all’avanguardia anche nello sviluppo delle tecnologie di filtraggio dell’acqua: in città sono presenti circa 22 fontane per il ricircolo dell’acqua, distribuite in otto quartieri della città. Queste fontane consentono a cittadini e turisti di riempire le proprie borracce con acqua fredda e refrigerata. Nel 2022 sono stati consumati da queste fontane 1.183 metri cubi di acqua e si stima che nello stesso periodo il loro utilizzo ha evitato l’emissione di quasi 600 tonnellate di anidride carbonica.
L’altro punto che ha trasformato Valencia nella città più green d’Europa è il cosiddetto “Programma di cibo e vicinato”, ispirato al concetto di Chilometro Zero, un movimento che sostiene la coltivazione e la lavorazione del cibo nello stesso luogo in cui viene venduto e consumato, al fine di ridurre i costi di trasporto e le emissioni di anidride carbonica. La città viene spesso descritta come una sorta di dispensa naturale, dominata da ettari di terreno dedicati alla coltivazione periurbana delle più svariate tipologie di frutta e ortaggi, tra cui ovviamente spiccano le risaie, protagoniste indiscusse dell’economia gastronomica locale. La grande varietà dei prodotti valenciani può essere apprezzata visitando il Mercato Centrale, il mercato di prodotti freschi più grande e frequentato della città, che si trova nel centro della città, di fronte alla Loggia della Seta.
Categoria: Viaggi
Autore: Giuseppe Luca Scaffidi