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Il club dell'uranio

Il nuovo romanzo dello scrittore Sam Kean racconta la storia vera del sabotaggio del progetto nazista di bomba atomica. 

Sono trascorsi 79 anni da quando, il 6 agosto 1945 alle 8:15, il bombardiere americano Enola Gay sganciò Little boy su Hiroshima. La prima bomba atomica, seguita tre giorni dopo da quella su Nagasaki, segnò uno spartiacque storico, un prima e un dopo per l’umanità.

Fu anche l’esito del Progetto Manhattan, guidato a Los Alamos da Robert Oppenheimer. E l’oggetto di un doloroso moto di sorpresa e incredulità da parte degli scienziati del Club dell’Uranio che avevano tentato, senza riuscirci, di costruire l’atomica di Hitler. Uno stupore al quale si mescolarono sentimenti, riflessioni, giustificazioni che divisero i dieci migliori fisici e chimici tedeschi capitanati dal premio Nobel Werner Heisenberg, fatti prigionieri nel 1945 e trasferiti in Gran Bretagna dalla “Brigata dei bastardi”, un team davvero peculiare per composizione e obiettivi selezionato negli Stati Uniti per l’Operazione Alsos, missione top secret che prevedeva poche regole di ingaggio: reperire informazioni, ostacolare e impedire i progressi dell’arma nucleare tedesca. A ogni costo, con licenze di rapimento, sabotaggio e omicidio, tutte facoltà ampiamente utilizzate dalla squadra.

Alla soglia degli 80 anni dalla drammatica pagina delle bombe che cambiarono il mondo, l’attenzione verso ciò che potrebbe portare alla nostra autodistruzione è tornata altissima. Ed è facile capirne i motivi, considerati i conflitti in corso e i frequenti richiami alle superarmi. Forse anche per questo la lunga, difficile e avventurosa marcia che portò l’America alla bomba nucleare e alla definitiva vittoria degli alleati su nazisti e giapponesi è diventata protagonista di vari libri e film, a cominciare da Oppenheimer, diretto da Christopher Nolan e vincitore di sette premi oscar. Capolavoro che ha ripreso la biografia dello scienziato scritta da Kai Bird e Martin J. Sherwin (riedita da Garzanti, 896 pagine), Pulitzer 2006. 

Non è difficile prevedere che verrà realizzato anche un film sulla lunga guerra di scienziati e spie che segnò la corsa alla bomba e vide gli americani prevalere sulla missione tedesca. I presupposti ci sono tutti. La storia è stata di recente raccontata con la perizia di un fisico e il piglio dello scrittore di spy story da Sam Kean nel libro intitolato appunto La Brigata dei bastardi (Adelphi, 496 pagine). E il materiale da cui attingere lo fornisce una precedente versione di quei fatti, descritti però dal lato tedesco, che risale al 1993, scritta da Thomas Powers: La guerra di Heisenberg, ripubblicata di recente (Fuori scena, 760 pagine).

Libri e film pongono numerosi interrogativi agli amanti di storia e distopia. Il tema non è tanto cosa sarebbe successo se i tedeschi avessero vinto la “gara” della bomba: su questa ipotesi sono già stati costruiti gli scenari più terrificanti. Piuttosto la domanda è: perché la Germania nazista ha perso la “competizione nucleare”? Le prime risposte appaiono attingere più dalla psicologia che dalla strategia. Anzitutto i tedeschi sono partiti con un anticipo di almeno due anni. Gli Stati Uniti hanno perciò coltivato per tutto il tempo un pensiero fisso, determinante nella spinta all’azione: a quanti passi sono i tedeschi dal farcela? In secondo luogo gli scienziati agli ordini di Hitler hanno sottovalutato le capacità dei loro colleghi americani e britannici; questi ultimi, invece, hanno profuso sforzi quasi sovrumani anche perché, all’opposto, hanno sempre sopravvalutato le capacità e la volontà degli scienziati tedeschi. E anche del loro comandante.

In America «il progetto della bomba atomica era nato dalla paura, come strategia difensiva per rispondere alla minaccia di un Reich con armi nucleari», scrive Kean. Perciò non sorprende il dialogo (ex post surreale) tra gli scienziati tedeschi arrestati dalla Brigata dei bastardi (anche per sottrarli ai sovietici) che accolgono nel loro carcere dorato – la villa Farm Hall a nord di Londra – la notizia della bomba di Hiroshima. A portarla prima di cena è Otto Hahn, il chimico e fisico tedesco che nel 1938 scopre, con la fisica austriaca Lise Meitner, la fissione dell’atomo, atto uno nel cammino verso la bomba. Heisenberg è irremovibile, dice che «è un trucco, è propaganda». Gli alleati, sostiene, hanno messo l’etichetta nucleare su qualche arma convenzionale molto potente. Poi si fa strada la presa di realtà. E quando Hahn sentenzia quasi con disperazione che «gli americani hanno la bomba all’uranio, dunque voi siete tutti scienziati di seconda categoria», tra i colleghi prendono corpo versioni assolutorie: loro non volevano davvero costruire la bomba, per principio, diversamente ci sarebbero riusciti; e comunque era impossibile per motivi economici perché non avevano avuto il supporto logistico e il denaro degli americani.

Già. E, in effetti, anche gli americani, come racconta Kean, alla fine realizzarono che il Club dell’Uranio, nato nel settembre del 1939 per dare alla Germania nazista la bomba a fissione nucleare, era rimasto indietro rispetto a loro. E non di poco. Ma la cattura degli scienziati tedeschi e lo smantellamento del reattore di Heisenberg nella caverna di Haigerloch sono solo gli ultimi atti della guerra segreta e a dir poco spericolata che la Brigata dei bastardi condusse nel presupposto opposto. Il libro ci porta dunque ai sabotaggi alla centrale elettrica norvegese dove – unico sito al mondo – si produceva acqua pesante (che serviva per la reazione nucleare a catena): imprese con esiti limitati, ma ai limiti del possibile; ai “droni” con i quali si tentò di distruggere postazioni tedesche che si sospettava potessero essere rampe di lancio per missili atomici; ai furti di uranio e di acqua pesante che ogni tanto seguirono piste paranoiche come quella del dentifricio radioattivo; ai piani e ai tentativi di rapire o uccidere Heisenberg.

Soprattutto però Kean ci porta a scoprire personaggi reali e tuttavia sfacciatamente romanzeschi. A sabotare i progetti nazisti fu una squadra incredibile per origini e composizione. Tra i protagonisti troviamo l’ex ricevitore di baseball Moe Berg; il fisico americano di origine olandese Samuel Goudsmit; i premi Nobel per la Fisica Frédéric Joliot e la moglie Irène Curie, figlia di Marie Curie; Joe Kennedy Jr, pilota della marina e fratello maggiore di John Fitzgerald Kennedy, futuro presidente degli Stati Uniti; Boris Pash, colonnello con radici russe che combatté nell’Armata Bianca durante la Rivoluzione d’Ottobre e comandante della missione Alsos; il generale Leslie Groves, capo militare del Progetto Manhattan e fondatore di Alsos. Scienziati, sportivi, militari, spie. Kean si lascia prendere con entusiasmo da emozioni, scoperte e atti di eroismo. Ma conclude il libro con una considerazione che coinvolge tutti ed è alla radice dell’intero racconto: «In ogni mossa le donne e gli uomini coinvolti pensavano di essere nel giusto. Ma spezzando l’atomo avevano lacerato anche il mondo». Verrebbe da aggiungere: per sempre.

Categoria: Cultura
Titolo: Il club dell’uranio
Autore: Sergio Bocconi